Pareva impossibile aver superato indenne (o quasi) l’inverno. Troppo bello per essere vero insomma.
Lei, la donna vittima di un marito fedifrago, la cornuta e mazziata, la vittima lasciata sola a portare avanti la carretta con due bambine piccole da sfamare comodamente seduta nell’attico del quartiere borghese della città o a bordo piscina della sua villa al mare, lei lasciata in una valle di lacrime, insomma la collega persecuzione si è fatta viva ed è iniziato il mio piano per occultarmi. Probabilmente c’è qualcuno che ricorderà un mio post di un anno fa. Stessa spiaggia, stesso mare e mi ritrovo ad inventare improrogabili impegni, visite mediche (con tanto di debiti scongiuri), pur di fingere di non essere dove sono e cioè ad un tiro di schioppo da lei. L’altra sera me ne stavo tranquilla a sorseggiare il mio drink analcolico che a dirla così fa molto bon ton, ma in realtà erano due o tre succhi di frutta messi alla buona in un bicchiere di quelli ad effetto, tipo calice molto “club tropicana drinks are free” (i coetanei mi capiranno al volo al patto che siano nostalgici come la sottoscritta) in un localino di tendenza quando la vedo arrivare. In un nano secondo ho dovuto decidere sul da farsi:
Piano A: fingo di parlare al telefono. Peccato che la cosa sia inverosimile dal momento che la musica è a palla. Ecco ci sono…proprio perché è a palla posso elegantemente defilarmi verso l’uscita…. No no troppo rischioso: e se poi esce anche lei? Lasciamo stare e passiamo al
Piano B: fingo di dovere andare a rifarmi il trucco e sparisco in bagno. No no, lasciamo stare pure questa. Rischio di rimanere ostaggio del cesso (ops toilette) per tutta la serata…
Piano C: speriamo non si venga a sedere proprio qui, io intanto faccio l’indifferente.
La mia geniale mente annebbiata da ore ed ore di barca, mi deve aver tradito. Non ho calcolato che per quanto potessi fare l’indifferente e per quanto potessi sperare con tutta me stessa in una veloce dipartita della scassapalle, non di speranza si può campare. Infatti, mentre ero lì che speravo (aspetta e spera che poi s’avvera) sento un meraviglioso “ma ciaooooooo manuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu” Che beeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeello, volevo telefonarti per prendere un caffè. Incontrarti è stata davvero una fortuna” (….Si, come no: una di quelle botte di culo che quando ti ricapitano?). La tizia si siede modello Valeria Marini nei giorni migliori e poi, placida, mi fa “posso sedermi vero?” (veramente già lo sei….). Allora? Cosa mi racconti? Che si dice che si dice (se la smetti di inondarmi di parole e stai zitta giusto il tempo che riesca ad aprire bocca magari riesco pure a raccontarti qualche cosa che tu non possa usare contro di me….). Io, sai (ma chi te l’ha chiesto?), ancora in crisi con mio marito. Non ho scoperto che, indovina indovina indovina, ma roba da matti….si, beh, insomma, si è scopato pure la babysitter delle bimbe (ma va? Strano i giornali non ne abbiano parlato. Com’è che la stramba notizia di questo che si è fatto la babysitter non è saltata in prima pagina? L’originalità non viene più notata?). Insomma, siccome il destino dà e poi toglie o viceversa che è meglio, mentre lei andava a ruota libera spendendo epiteti per l’ex maritino, arriva LUI, il mio angelo salvatore…….. no, non Brad, o Gorge, o Tom o uno di questi bonazzi. No. E’ arrivato un amico a dirmi “andiamo a salutare Priscilla. Vieni con noi?” .
Secondo voi, un istante dopo dove ero io? Da Priscilla (nonostante mi fregasse zero salutarla)o ancora seduta travolta dal fiume in piena?
Lei, la donna vittima di un marito fedifrago, la cornuta e mazziata, la vittima lasciata sola a portare avanti la carretta con due bambine piccole da sfamare comodamente seduta nell’attico del quartiere borghese della città o a bordo piscina della sua villa al mare, lei lasciata in una valle di lacrime, insomma la collega persecuzione si è fatta viva ed è iniziato il mio piano per occultarmi. Probabilmente c’è qualcuno che ricorderà un mio post di un anno fa. Stessa spiaggia, stesso mare e mi ritrovo ad inventare improrogabili impegni, visite mediche (con tanto di debiti scongiuri), pur di fingere di non essere dove sono e cioè ad un tiro di schioppo da lei. L’altra sera me ne stavo tranquilla a sorseggiare il mio drink analcolico che a dirla così fa molto bon ton, ma in realtà erano due o tre succhi di frutta messi alla buona in un bicchiere di quelli ad effetto, tipo calice molto “club tropicana drinks are free” (i coetanei mi capiranno al volo al patto che siano nostalgici come la sottoscritta) in un localino di tendenza quando la vedo arrivare. In un nano secondo ho dovuto decidere sul da farsi:
Piano A: fingo di parlare al telefono. Peccato che la cosa sia inverosimile dal momento che la musica è a palla. Ecco ci sono…proprio perché è a palla posso elegantemente defilarmi verso l’uscita…. No no troppo rischioso: e se poi esce anche lei? Lasciamo stare e passiamo al
Piano B: fingo di dovere andare a rifarmi il trucco e sparisco in bagno. No no, lasciamo stare pure questa. Rischio di rimanere ostaggio del cesso (ops toilette) per tutta la serata…
Piano C: speriamo non si venga a sedere proprio qui, io intanto faccio l’indifferente.
La mia geniale mente annebbiata da ore ed ore di barca, mi deve aver tradito. Non ho calcolato che per quanto potessi fare l’indifferente e per quanto potessi sperare con tutta me stessa in una veloce dipartita della scassapalle, non di speranza si può campare. Infatti, mentre ero lì che speravo (aspetta e spera che poi s’avvera) sento un meraviglioso “ma ciaooooooo manuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu” Che beeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeello, volevo telefonarti per prendere un caffè. Incontrarti è stata davvero una fortuna” (….Si, come no: una di quelle botte di culo che quando ti ricapitano?). La tizia si siede modello Valeria Marini nei giorni migliori e poi, placida, mi fa “posso sedermi vero?” (veramente già lo sei….). Allora? Cosa mi racconti? Che si dice che si dice (se la smetti di inondarmi di parole e stai zitta giusto il tempo che riesca ad aprire bocca magari riesco pure a raccontarti qualche cosa che tu non possa usare contro di me….). Io, sai (ma chi te l’ha chiesto?), ancora in crisi con mio marito. Non ho scoperto che, indovina indovina indovina, ma roba da matti….si, beh, insomma, si è scopato pure la babysitter delle bimbe (ma va? Strano i giornali non ne abbiano parlato. Com’è che la stramba notizia di questo che si è fatto la babysitter non è saltata in prima pagina? L’originalità non viene più notata?). Insomma, siccome il destino dà e poi toglie o viceversa che è meglio, mentre lei andava a ruota libera spendendo epiteti per l’ex maritino, arriva LUI, il mio angelo salvatore…….. no, non Brad, o Gorge, o Tom o uno di questi bonazzi. No. E’ arrivato un amico a dirmi “andiamo a salutare Priscilla. Vieni con noi?” .
Secondo voi, un istante dopo dove ero io? Da Priscilla (nonostante mi fregasse zero salutarla)o ancora seduta travolta dal fiume in piena?
2 commenti:
...la vita è una storia dura...
benvenuta Paola!
Hai ragione, la vita è una storia dura....basta essere più "duri" della vita. Certo questo episodio da me raccontato è pur sempre un'inezia....
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